Ho deciso di recensire questa serie non perché sono convinto che il mio punto di vista sulla serie sia migliore di quello che un sito specializzato possa dare, ma per il fatto che i siti specializzati in questione non ne stiano parlando affatto. O meglio, se cercate online potete trovare una caterba di interviste e di comunicati stampa, notizie sul rilascio in anteprima dei primi due episodi e altra fuffa pubblicitaria, ma a conti fatti nessuna reale opinione o considerazione sulla serie nella sua integrità.
Io che l’ho vista tutta ho deciso di parlarne perché la visione di questa serie mi ha fatto riflettere su diverse cose.
Gli interessi di un quattordicenne negli anni 2000
- Quando ero un ragazzino avevo una piccola televisione della stanza che condividevo con mio fratello minore. Di quel periodo che va dai 14 ai 17 anni furono quattro le cose che più di tutto mi colpirono nella televisione: l’avvento di South Park in seconda serata, uno dei più importanti show satirici del nostro secolo, con uno dei migliori doppiaggi che abbiamo mai potuto avere in Italia per una serie tv americana a livello di voci ed allo stesso tempo uno degli adattamenti più assurdi che abbia mai visto sulla censura
(Il primo doppiaggio di South park cioè le prime quattro stagioni più il film avevano Neri Marcorè per la voce del signor Mackey, inoltre molte star del cinema che comparivano parodizzate nel cartone animato venivano doppiati dagli stessi doppiatori italiani come per esempio Tom Hanks doppiato da Roberto Chavalier, cosa che in originale non accadeva in quanto i due creatori Matt Stone e Trey Parker doppiavano il 70% dei personaggi)
- L’irriverenza di quella che era Mtv e cioè una tv che parlasse di Musica e che aveva dell’intrattenimento interessante per una fasce d’età giovanile. Potevi beccare manga come Death Note, Excel Saga e Abenobashi e vedere assurdi programmi come Banzai, Mtv Pets o Mtv Mad. Non c’erano ancora tutti quei reality sulle mamme incinta a sedici anni o sulle ginnaste, anche se da li a poco avremmo avuto la versione maccheronica di Pimp my Ride condotta dai “Gemelli diversi” che invece di truccare le auto truccava gli apecar che è stato un po’ l’inizio della fine.
- Ed infine, c’era la Gialappa’s band, i più grandi innovatori della televisione, gli unici che erano in grado di unire tutti, dal tifoso all’appassionato di cinema, dalla comitiva di ragazzi alla famigliola. Infatti la Giallappa’s band era una sorte di Circo volante, un caleidoscopio di generi comici sperimentali. Fu proprio nel 2004 che, in seconda serata su Mai dire Reality, diedero in onda il Divano Scomodo, una parodia del grande fratello in cui cinque concorrenti arrabbiati dovevano rimanere su di un divano scomodo al fine di vincere un divano in gettoni d’oro realizzata da uno sconosciutissimo Marcello Macchia.
A colpirmi di questi sketch erano la velocità e l’impostazione con cui venivano realizzati: Pochissimi minuti che contenevano citazioni, battute demenziali, storpiature della lingua italiana e mimica degli attori. Dopo il Divano Scomodo si susseguirono altre parodie dei Reality e poi, qualche tempo dopo, arrivò in prima serata sempre con la Gialappa’s grazie a degli assurdi Trailer di improbabili film come la Febbra 2. Da quel momento ho cominciato a seguire i lavori di Marcello “Maccio” Macchia e della Shortcut (la sua agenzia) sulle reti Mediaset, Rai e La7, su All Music, su Mtv, nei video musicali, sulla radio e al cinema (senza tralasciare l’esperimento Flop TV che meriterebbe un approfondimento molto più ampio e che non ho modo di sviluppare in questo articolo) fino ai giorni nostri, dove qualche tempo fa ha realizzato Mariottide - La Sitcom, per Infinity Tv.
Trama di Mariottide - La Sitcom
Nel caso non conosciate Mariottide:
Il personaggio nasce come una parodia dei cantanti neomelodici che pubblicizzano le loro canzoni sulle reti locali. Mariottide non ha particolari doti canore o abilità musicali, anzi è proprio la sua mancanza di talento e la pena che genera nell’ascoltatore il suo punto di forza. Inoltre Mariottide ha adottato Fernandello (Herbert Ballerina/Luigi Luciano), un ragazzo scemo che ha più o meno la sua età. Mariottide tenta in qualche modo di proteggere dalla cattiveria del mondo Fernandello (cattiveria interpretata da Crusca alias Ivo Avido alias Enrico Venti). Per far ciò cerca, con delle bugie a fin di bene, di nascondere al figlio la sua povertà con risultati a dir poco fallimentari.
Nel caso conosciate già Mariottide:
Immaginatevi il Trailer di Sossoldi allungato ad un quarto d’ora per 20 puntate.
Analisi
Un prototipo di “Mariottide - La serie” era precedente già stato realizzato insieme con lo “Zoo di 105” dal titolo “Casa Mariottide”, quello che aggiunge Infinity Tv, oltre alle risate registrate (che mai come in questo caso si avvicinano alle risate registrate fuori luogo di “Rabbits” di David Lynch) sono gli stacchi da una scena e l’altra realizzati in Stop Motion dalla Cicciotun Srl (ideatori della sigla di mai dire Martedì, eredi dell’arduo compito di sostituire le sigle degli Elio E Le Storie Tese) ma soprattutto dei nuovi personaggi di contorno che aiutano a definire il distorto mondo e l’agghiacciante routine del personaggio. Mariottide infatti frequenta assiduamente un Bar dove si esibisce senza venir mai pagato e dove interagisce con i suoi comprimari al fine di far sviluppare l’episodio. Oltre che con il proprietario del Bar Rambaldi (Marco Donadoni) e con la cameriera Mirella (Barbara Tabita), Mariottide riesce a fidarsi solo di Lele Mosina (Nino Frassica), il suo manager di fiducia che nel corso di tutta la serie sarà l’unico a procurare dei lavori a Mariottide (ovviamente cercando di trarne vantaggio per i suoi scopi personali).
Inoltre grande errore dei sopracitati comunicati stampa è stato quello di non enfatizzare alcune delle special guest presenti negli episodi, in particolare voglio segnalare Rocco Tanica (che rivederlo dopo quella serie di dichiarazioni sulla depressione e vederlo che sta bene mi fa molto piacere) e Giuliano dei Negramaro che interpreta una delle Hit del tristo cantautore.
“Mariottide non è Mario, mettere a paragone le due serie è un errore”
Recensione
Ho guardato tutte le venti puntate speranzoso che ad un certo punto si verificasse un punto di rottura, un destabilizzante stravolgimento della trama, qualcosa che non sarebbe stato di certo nuovo allo stile “Macchiavellico” del regista (Per intenderci: Maronno/Catiponda/Moroponda - ma anche ciò che accade con le due stagioni di Mario), ma ciò non è accaduto e i protagonisti della serie sembrano quasi costretti a vivere l’inferno giorno dopo giorno, senza nessuna possibilità di scampo. Questa mia interpretazione prende maggiore conferma con gli ultimi due episodi della serie, che sembrano stati volontariamente invertiti.
A questo punto quindi mi sono fermato col dare giudizi affrettati e ho cercato di capire il target e le finalità di questa serie.
Mi spiego meglio: Noi in Italia abbiamo sempre guardato le Sitcom in maniera distratta. Il concetto di stagioni e di Season Premiere/Season Finale sono concetti che abbiamo acquisito nell’era dello Streaming. Abbiamo visto per anni serie come “Otto sotto un tetto”, “Tutto in Famiglia”, “Will & Grace”, “La vita secondo Jim” in loop senza sapere e senza fregarcene di quale numero di episodio fosse. Questo perché spesso durante lo zapping tra i tanti canali ci siamo soffermati su quella determinata serie sentendo appunto le risate registrate e dandoci un paio di minuti di tempo per capire se volevamo arrivare alla fine dell’episodio o meno. Se quell’episodio, totalmente a caso, andava bene, ci saremmo ricordati di quella fascia oraria e avremmo riguardato ancora quella serie, sempre se non avevamo di meglio da fare. “Mariottide la Sitcom” è proprio questo: uno show per distrarsi appena si ha un po’ di tempo a casa durante lo zapping. Infinity Tv, che ha prodotto la serie, dovrebbe inserire Mariottide quantomeno nei palinsesti Mediaset in chiaro perché è quello il suo posto. Nell’era del Binge Watching, “Mariottide - La Sitcom” è una serie da digerire un po’ per volta, altrimenti si finisce col dar troppo peso alla struttura ripetitiva dei soggetti e non gustarsi alcuni dei momenti migliori che si verificano quando i personaggi interagiscono. La serie inoltre ha dei buoni momenti di satira (in particolare gli episodi Pensione, Immigrati, Ramona) che fanno capire quanto l’autore ci tenga a utilizzare i suoi personaggi come un veicolo per un messaggio più grande.
Tra i tutti i personaggi c’è bisogno di annoverare l’epica presenza di Nino Frassica che è stato uno dei primi comici italiani a dare un’identità al nonsense e ai giochi di parole. Frassica non solo sa essere estremamente a suo agio nei ruoli affibbiati da Maccio ma spesso riesce ad alzare il livello qualitativo delle scene (calcolando che la maggior parte degli attori della Shortcut non sono professionisti seppur estremamente carismatici). Nino Frassica, che già dagli anni ’80 ha definito come attore la sua comicità con il film “il Bi e il Ba” ha creato negli anni una sua identità comica basata sulle figure retoriche ed il linguaggio e che Marcello Macchia ha ereditato e reinterpretato con nuova linfa attraverso le sue produzioni. Dispiace solo che il connubio Maccio/Frassica non sia partito sin dai tempi della Gialappa’s perché avremo avuto modo di vedere l’evoluzione negli anni di questa alchimia. In ogni caso dispiace fino a un certo punto perché Nino, Marcello e Luigi sono anche presenti in Stracult, uno dei programmi più longevi della Rai insieme a Blob che tramite storie sui ricordi e stacchetti musicali sule note di Sirius degli Alan Parson Project racconta l’Underground italiano dagli anni ’70 in avanti . E resta un bene sapere che la televisione ha ancora uno spazio disponibile per una comicità surrealista che nasce dall’underground e che è in grado di far ridere realmente chiunque.
In conclusione/Riflessioni
Nino Frassica in "Il Bi e il Ba" 1986 - Regia del grande Maurizio Nichetti |
Infinity Tv continua a puntare su un tipo di TV generalista producendo un prodotto sicuro che non osa e non sperimenta ma si limita a espandere il mondo di un personaggio che non è stato dimenticato dal pubblico italiano sperando nelle repliche in chiaro, un po’ come con Camera Cafè o Love Bugs (se non ci spera Infinity, ci spero io sinceramente). Forse non può fare altrimenti, i suoi due concorrenti Sky e Netflix hanno troppo potere e per ora Infinity ha come serie interessanti solo Ash Vs Evil Dead e quella volta che voleva fare qualcosa di più con il suo Web Festival ha solo fatto una grandissima figuraccia, facendomi allontanare completamente dal servizio. Inoltre Macchia nell’ultimo anno ha dato credibilità al canale realizzando una serie di Spot proprio per Infinity dimostrandosi un ottimo pubblicitario, cosa che fa anche all’interno di Mariottide dove presenta lo sponsor e lo enfatizza, creando la curiosità necessaria allo spettatore di andare su internet per vedere se era tutta una presa in giro o meno. E intanto la concorrenza di emittente aumenta, concorrenti che non si fanno il problema del Budget come canale NOVE (Ex Deejay TV ed ex All Music dove Macchia presentava uno show di rottura dal nome “All Music Show” e ti incazzi perché ha avuto per anni idee brillanti di cui si è sempre parlato poco) che realizza una Dramedy sulla falsa riga di Louis CK e Master of None ideata da Fabio Volo che pullula di camei incluso un cameo strappato a Quentin Tarantino durante la promozione di The Hateful Night in 70 mm (lo so perché ci sono stato pure io a Cinecittà a vedere il film), Silvio Orlando e anche qui Giuliano dei Negramaro e vedi che, nonostante anche le Dramedy da un’ora siano un prodotto relativamente già testato in America, utilizzare questo formato in Italia diventa una sfida coraggiosa. Non a caso il nome di questa serie è “Untraditional” proprio per rompere (teoricamente eh) questo schema. Poi vabbeh, se vogliamo essere sinceri Fabio Volo è riuscito a farsi prendere per il culo da Vice, e quando Vice ti prende per il culo significa che i soldi investiti nella pubblicità sono stati spesi bene.
"Non esiste la cattiva pubblicità"
Resterò in attesa, come al solito, di qualche nuova produzione di Marcello Macchia ma non me la prenderò se non sarà audace come in passato. In fondo stiamo parlando di un regista italiano entrato a tutti gli effetti nella cultura del nostro paese, quindi non c’è fretta, l’idea buona arriverà quando non si sarà più schiavi del proprio passato, non importa quanti anni ci vorranno.
Nina Prestigiovanni